Aqrabuamelu - Gli uomini scorpione by Debora Parisi

Aqrabuamelu - Gli uomini scorpione by Debora Parisi

autore:Debora Parisi [Debora Parisi]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-02-27T23:00:00+00:00


Uscirono in fretta dalla locanda. In lontananza, piccole fiaccole salivano lungo un sentiero. Parevano una fila di formiche argentee che zampettavano rapide.

Ecco a cosa si riferiva il pastore, pensò Puabi. Per fortuna, avevano sventato il loro sacrificio: erano quelle le formiche che avrebbero dovuto dare qualche loro simile per sfamare gli scorpioni. Che bestie disperate.

Kuda li guidò al pozzo, indicando con la zampa il secchio. Sfidando la perplessità dei compagni, ma Puabi si fidò del gatto: lanciò un sasso e contò la distanza. Un tonfo rimbombò tra le pareti di pietra. A giudicare dal tempo di caduta, il pozzo era profondo tre braccia. Mise un piede nel secchio, tenendosi alla corda della carriola, e invitò Dagul a calarla. Una volta a terra, accese la sua torcia e ordinò ai compagni di seguirla.

Quando anche gli altri furono scesi, un lungo budello di tenebre si aprì dinanzi a loro. Puabi fece un respiro profondo e si addentrò nel passaggio, seguita dai compagni. L’aria era tiepida, eppure il suo braccio tremava. Aveva affrontato Gallu e altre creature empie, ma odiava gli scorpioni e l’idea di vederne qualcuno gigantesco la gettava nel panico. Doveva tenere duro, si disse: portata a termine quella missione, le sarebbero rimaste solo quattro fatiche per raggiungere lo status di divinità. Era il ruolo che le spettava, doveva farlo per la sua famiglia e per sé stessa. Non intendeva morire in quel buco di sterco.

Il budello fu un continuo di curve, serpeggiava come un lungo verme nel ventre della terra. Chissà dove li avrebbe portati. Sarebbero riusciti a rintracciare gli uomini scorpione? Dopo quella che sembrò un’eternità, il corridoio di pietra si aprì in una cavità più grande, conca, una grande caverna simile a una bocca famelica, con stalattiti e stalagmiti come denti acuminati pronti a divorarli. Sulle punte crescevano piccoli funghi che emanavano un bagliore fluorescente. In lontananza, una piccola luce e il suono ritmico di alcuni tamburi attirarono la loro attenzione. S’avvicinarono con cautela, scrutando le ombre della caverna alla ricerca di qualche sguardo malevolo, affamato e soprattutto non umano.

La musica si fece palpitante, a tratti ipnotica, mentre da lontano venivano echi di preghiere ed inni. Spensero le torce, mescolandosi alle tenebre. Si nascosero dietro una roccia e osservarono la scena: una luce verde pulsante s’estendeva per tutto il soffitto, illuminando gli abitanti del villaggio. La folla intonava canti, inchinata davanti a tre creature disgustose, le braccia alzate in segno di adorazione. I primi due uomini scorpione erano poco più grandi di un cavallo, posizionati a braccia conserte di fianco al terzo, che aveva le dimensioni di una casa e troneggiava imponente davanti agli umani in preghiera, proprio come un re ebbro di adorazione. La parte inferiore del corpo delle creature era simile a quello degli scorpioni, nero e lucido, con zampe lunghe che parevano grosse dita di una mano scheletrica. I pungiglioni delle code erano lame d’acciaio che risplendevano sotto la luce. La parte superiore, invece, era vagamente umana, ma non nascondeva la mostruosità di quegli esseri: la pelle era grigio scuro, muscolosa; delle quattro braccia, due avevano chele al posto delle mani.



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